Lavorare con il cavalletto, per quanto ingombrante e scomodo sia, ha i suoi vantaggi.
Anche in questa era di alta sensibilità ISO e ottiche stabilizzate (se non addirittura fotocamere), il cavalletto risulta insostituibile in molte situazioni.
Scattare con sensibilità più bassa significa contenere il rumore ed avere una immagine più pulita. Inoltre, talvolta, le ottiche stabilizzate non offrono le prestazioni volute.
Esiste anche un altro grande vantaggio: si possono acquisire più scatti del soggetto con identico framing.
Le foto con identico framing possono essere facilmente sovrapposte in programmi come Potoshop e anche Gimp.
Che ci faccio con la sovrapposizione?
Per esempio, riferendomi in parte al mio post “Luci per foto da studio” , posso sovrapporre scatti realizzati con condizioni di luce differente, ottenendo così il meglio dalle varie pose.
In situazioni reali (“sul campo”), a meno che non siate professionisti, la difficoltà di avere a disposizione attrezzature complete per le luci è piuttosto alta. Anche i professionisti, talvolta, si trovano a dovere scattare in condizioni di emergenza.
Allora, utilizzando sorgenti di luce provvisorie o mobili (come nel caso del mio post), si possono realizzare più scatti con condizioni di luce differenti, cambiando l’illuminazione del soggetto, ma mantenendo il framing (condizione è che il soggetto non si muova: se è una persona, imbalsamatela!).
Si otterranno così una serie di scatti che individualmente avranno magari valore artistico, ma potrebbero non soddisfare singolarmente gli obbiettivi prefissi.
A questo punto, scartati i fotogrammi meno riusciti o meno interessanti, scatta la fase “camera oscura”.
In effetti modificare le foto con programmi di elaborazioni immagini, spesso, consiste in una serie di operazioni che riproducono gli effetti ottenuti con varie alchimie in camera oscura.
Anche la sovrapposizione di immagine era fatta manualmente, con grande difficoltà, però. Basti pensare alla necessità di allineare con grande precisione i negativi; e una volta sovrapposti due o tre negativi, la faccenda diventava difficile.
Photoshop permette di farlo facilmente.
Il problema semmai è determinare il metodo di fusione tra i vari livelli.
Questo deve essere scelto a seconda del contenuto delle immagini e del risultato che si vuole ottenere.
Nel caso di esempio, per fare emergere le zone illuminate dai livelli più bassi, si è scelto la fusione “SCHIARISCI”.
Interessante sottolineare che, usando il controllo “OPACITA'”, si può regolare anche la quantità di luce che sarà resa visibile.
Confrontate le singole foto prima della fusione.
Le foto 4 e 5 confliggono per la posizione del rullino. Almeno uno dei due deve essere eliminato.
La soluzione più ovvia è quella di clonarlo con lo sfondo nero.
In generale, però, è più adatto utilizzare la “GOMMA”che lascia una zona trasparente. Il perchè lo spiego dopo.
Quindi la foto 5 diventa così (con l’avvertenza che la zona bianca è in realtà trasparente).
E siamo giunti al risultato finale…….
Un’altra possibilità offerta dalla sovrapposizione è quella di fare “sparire” persone o cose dalla foto.
Pensate ad esempio alla foto di un monumento: vi sarà probabilmente un flusso continuo di persone.
Magari qualche persona può aiutare a “migliorare” la foto, a dargli un “senso” o a renderla meno statica.
Il troppo però guasta!
Scattando qualche posa con identico framing e illuminazione, è possibile poi, in fase di elaborazione successiva, cancellare le persone. In questo caso si tratta proprio di cancellare, usando lo strumento “GOMMA”, per capirci, e non il “TIMBRO CLONE”.
La cancellazione creerà una zona trasparente.
Se in uno degli scattati successivi, la zona in un layer sottostante sarà libera da ostacoli visivi, la fusione delle immagini fornirà una visione perfetta del monumento.
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