Fine di una commedia?

Posted on

Siamo forse alla fine di una commedia che ci ha coinvolti, avvinti o tediati o affranti, per diversi mesi?

Eravamo prossimi alle elezioni politiche, contemporaneamente si era giunti alla possibilità di porre la parola fine alla “tragedia” dell’Alitalia.
Un compratore, uno solo, era stato trovato e pronto per acquistare quello che rimaneva della compagnia di bandiera.
In cambio tutti i debiti venivano rilevati assieme agli asset buoni e allo Stato venivano anche dati più di 300.000.000 di euro (certo una miseria) in azioni della compagnia Air France. Con ciò sarebbe arrivata anche la presenza nel consiglio di amministrazione, con la possibilità di far pesare le necessità del trasporto pubblico in Italia (si è parlato di diritto di veto sulle questioni strategiche).

Ma non si doveva lasciare concludere a Prodi la vendita; bisognava dimostrare che era incapace di risultati.
E allora si è cominciato a parlare di accordi segreti che penalizzavano il Nord, dell’esistenza di imprenditori italiani disponibili ad acquistare la compagnia, della disponibilità di altre compagnie (Lufthansa), ad infiammare il sindacato piloti  politicamente vicino al centrodestra.

Alla fine spaventati dall’ostracismo frapposto da chi sembrava destinato a vincere le elezioni, al primo ostacolo posto da chi intravedeva altre soluzioni per mantenere i propri privilegi, Air France si ritirò.
Questo provvisorio epilogo ci costò subito 300.000.000 di € che dovettero essere elargiti all’Alitalia per potere funzionare in attesa che il nuovo governo trovasse la cordata, soldi che non verranno mai restituiti (in teoria dovrebbe restituirli la “Bad Company”, ma per definizione dovrebbe rimanergli ben poco).

Non è necessario ricordare oltre la storia recente di questa vicenda, che lascerà salassati i contribuenti italiani (pensiamo anche a quanto pagheremo di più, rispetto al piano originale Air France, per la cassa integrazione e la ricollocazione del personale in esubero) e i viaggiatori (sopratutto nella tratta Milano-Roma) che dovranno soggiacere ad un monopolio privato sancito per legge (questi uomini di destra, quanto sono liberali….).

La beffa è che alla fine Alitalia finirà ad Air France.
Ci dicono che Air France entrerà con un pacchetto di minoranza; affermazione per gli allocchi: con il 25% che acquisterà, sarà di gran lunga l’azionista più importante e sicuramente vorrà essere tutelato in termini decisionali.
In più, passati i 5 anni previsti, risanata l’azienda, possiamo giocarci la camicia, molti di quelli associati alla cordata, ricordo finanzieri o attivi in altri settori, realizzeranno la loro plusvalenza, già oggi quantificabile, e toglieranno il disturbo  tornando alle proprie occupazioni con il portafoglio gonfio, lasciando Air France a gestire Alitalia.

E Malpensa?
Un falso problema. Un problema sbagliato.
L’imposizione fatta ad Alitalia di mantenere due hub è stata una delle cause principali del fallimento della compagnia (non l’unica, ma quella che l’ha affondata). Questa realtà dovrebbe conoscerla bene l’esponente della Lega Giuseppe Bonomi, attuale presidente della SEA e presidente dell’Alitalia per circa un anno tra il 2003 e il 2004.
E’ logico che Air France (come qualsiasi compagnia area del Nord Europa) preferisca che Alitalia sia basata su Roma. Da Parigi e Roma si gestisce in modo più razionale il bacino di utenza complessivo. E credo che se dovesse pervenire un’offerta da Lufthansa, i piani stratgegici reali non si discosterebbero di molto.
A chi ritiene che Milano sia il centro della nostra economia (cosa per altro vera) e che vi sia una forte domanda di voli, bisogna ricordare che se è vi è la domanda e se vi sono le strutture, le offerte arriveranno. Sempre che i politici non le blocchino.

E Air France?
Facciamo due conti veloci. Vado a memoria ma non sbaglierò di molto.
La sua prima offerta consisteva in 300 milioni in azioni più un costo di oltre 1 miliardo per rilevare i debiti più una ricapitalizzazione di un ulteriore miliardo. Quindi, diciamo circa 2,4 miliardi con un socio, questo sì di minoranza, in più (lo Stato italiano).
Ora paga circa 300 milioni per un quarto della nuova Alitalia, che ne porta il valore a 1,2 miliardi. Ma in questa compagnia, in più vi sono gli asset di Air One: dunque due compagnie liberate da debiti (se non quelli operativi) al prezzo di meno di una. Un concorrente in meno in Italia e monopolio sulle rotte interne principali.
Mai, credo, Spinetta si sarebbe aspettato tanto! Grazie Silvio!

Queste poche cifre dicono tutto su chi alla fine pagherà i conti.
E che dire invece di chi ha innescato tutto ciò.
Certo non si può dire bene di chi, per interesse personale (vincere le elezioni), procura un danno elevato a contribuenti ed elettori (senza parlare dei disagi di questi ultimi 6 mesi per i viaggiatori).
Per ripetere le parole di qualcuno: “unfit to govern Italy”.

Cosa possiamo fare noi?
Molto. Ricordare….
E’ solo questo che può impedire di essere nuovamente trattati come allocchi e danneggiati economicamente.
Nel frattempo speriamo che questa brutta commedia finisca al più presto.

Leave a Reply