La linea d’ombra

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Pur se scritto in età più che matura (aveva 57 anni), in questo breve libro, “La linea d’ombra“, Joseph Conrad ci parla di giovani; o meglio parla di quello che ad un certo punto, nella vita, ai giovani accade.

Un veliero di oggi in un porto del nord Europa (Bergen in Norvegia).
Il romanzo di Conrad è ambientato nei mari tropicali e il veliero, a differenza di questo, non aveva motori.

“Soltanto i giovani hanno momenti del genere. Non dico i più giovani. […..] Ci si chiude alle spalle il cancelletto dell’infanzia, e si entra in un giardino d’incanti. Persino la penombra qui brilla di promesse. A ogni svolta il sentiero ha le sue seduzioni. E non perché sia questo un paese inesplorato. Lo sappiamo bene che tutta l’umanità è passata di lì.”
Con questo incipit, Conrad introduce il tema e, successivamente, conclude uno dei più splendidi inizi di romanzo che abbia mai letto con queste altre parole: “Si va avanti ritrovando i solchi lasciati dai nostri predecessori, eccitati, divertiti, facendo tutt’un fascio di buona e cattiva sorte [….] Già. Si va avanti. E anche il tempo va, fino a quando innanzi a noi si profila una linea d’ombra, ad avvertirci che bisogna dire addio anche al paese della gioventù.”

Vi è un momento, talvolta sono più momenti in qualche modo concatenati, in cui la vita cambia e si entra in quella fase di maturità che trasforma in uomini e donne.
Per carità; non sempre ciò accade e talvolta abbiamo uomini, donne, immaturi; ma questa è un’altra storia.

La storia che invece ci racconta Conrad è il travaglio che un giovane ufficiale di marina vive alla sua prima esperienza di comando. Chiudendosi alle spalle il cancelletto della esperienze fatte, il giovane protagonista, decide di lasciare l’imbarco che aveva come ufficiale per ritornare in patria e dare un corso diverso alla propria vita. Inaspettata giunge l’opportunità di un comando. Di un comando vero, su un veliero e non su una carretta a vapore. Il giovane non è sprovveduto.

E’ preparato, capace e conosce bene il proprio lavoro. Quello che però l’attende sovrasta la capacità umana. Sovrastato da poteri più grandi e avversi, al punto da sembrare sovrannaturali, deve al fine difendersi mettendo in campo solo qualità morali, come la resistenza, il buon senso, che tutte le abilità e le tecniche a poco servono. In questa parte domina “l’inazione” (che possiamo contrapporre alla “azione”, tipica dei romanzi di mare).

Nulla vi è da fare, se non trovare dentro di sé le risorse morali per continuare, mettendone da parte altre, al momento inutili, e le velleità con la consapevolezza di avere la responsabilità di vite umane.

Le avversità di questa vicenda, sono tali che, all’animo umano possono apparire sovrannaturali. Così Conrad descrive questo turbamento e incertezza, che è tipico dell’uomo.
Diversi commentatori hanno perciò parlato di libro del sovrannaturale, spostando il centro della vicenda dal conflitto umano, interiore, a quello “preternaturale”.
Lo stesso Conrad è dovuto intervenire, scrivendo 3 anni dopo (1920) una breve nota introduttiva per chiarire le sue vere intenzioni.
Vi consiglio di leggere questa nota che, meglio di tante recensioni, può introdurvi il libro e rendere lo spessore dell’autore.

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