La casta

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Tempo fa un libro intotalato in questo modo ebbe un grande successo.
Era una impietosa descrizione della classe politica italiana.

La ragione del successo editoriale è perciò chiara.
Personalmente, pur ritendo che la classe politica italiana sia una delle peggiori al mondo e che poco abbia da “invidiare” a quelle del “terzo mondo”, credo che alcuni dei “privilegi” di questa casta abbiano un razionale fondamento.
Ciò che li rende intollerabili è la scarsa produttività e onestà (per quella intellettuale si può generalizzare bene, con poche eccezioni) dei beneficiari.

Per continuare ad esistere, questa classe politica puntella la propria sopravvivenza sfruttando tutte le possibilità di potere e mediatiche che gli vengono offerte.
Uno dei puntelli più importanti è un’altra casta: quelli dei giornalisti.

Parlando di casta, non posso esimermi dal puntalizzare che vi sono però tanti giornalisti che vivono un po’ ai margini e non hanno tutti i privilegi che gli dipingiamo addosso. Ma in fondo ciò è vero anche per i politici.

Io sono tra quelli che ritengono che i giornalisti non debbano essere meri cronisti degli eventi, ma possano e, anzi, debbano esprimere le proprie opinioni, in modo chiaro e trasparente però.
Tutto ciò deve avvenire senza tradire un dovere fondamentale: rispettare la verità dei fatti.

Ecco, quando dico che la casta politica si puntella su quella dei giornalisti, è perchè rilevo, con somma ira, che spesso giornalisti, in genere i più pagati e ben in vista, per sostenere le ragioni di politici o parti politiche arrivano a mistificare i fatti.
Come ho detto, non giudico le opinioni, che mi possono trovare concorde o meno, ma il fatto che queste opinioni siano fondate su mistificazione della realtà.
Cardine dell’esistenza di questa “casta” è l’Ordine dei Giornalisti.
L’obbligo di appartenere ad un “club” di non facile accesso per potere essere libero di esprimere opinioni (e se si è bravi di essere pagati) non mi ha mai trovato concorde.
Ma se vi è una ragione di esistenza nell’Ordine dei Giornalisti, essa dovrebbe essere quella di garantire l’ETICA dei propri associati.
Sfortunatamente, sembra non ci pensi per niente a provvedere a sanzionare i giornalisti che poggiano il valore delle proprie opinioni su grossolane travisazioni e falsificazioni di fatti.

Eppure basta sentire certi commentatori politici, ospiti di programmi radio/televisi (ed in genere giornalisti) o leggere gli articoli di fondo di taluni giornali per rendersi conto di come questa pratica sia diffusa. Questi professionisti, operano come politici, puntellando partiti o fazioni politiche, dimenticando di essere giornalisti, con il dovere di presentare al pubblico argomentazioni basate su una onesta lettura della realtà.

Purtroppo questa mancanza di etica da parte di importanti commentatori, è lo strumento che utilizza la peggiore classe politica per confondere idee e raccogliere consenso.
In questo senso, la casta dei giornalisti risulta essere un puntello fondamentale della classe politica, che di fronte a commentatori onesti e intelligenti non potrebbe nascondere a lungo le proprie carenze.

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